L’Eremo di San Valentino è una piccola chiesa, che sorge abbarbicata alle spalle di Gargnano (Lago di Garda_Brescia), eretta nel 1650 dai superstiti dell’epidemia di peste che, nel 1630, flagellò gli abitanti del paese.
Ho ricordi da ragazzina, poco più che ventenne, che mi legano a questo luogo, che mette in pace gli animi e regala un panorama sul lago indescrivibile. Desidero tornarci per la terza volta a distanza di anni per vedere con occhi nuovi, salendo da Sasso (frazione montana di Gargnano), e con il piacere di condividere tanta bellezza con i miei compagni di passi.
Arriviamo in auto a Sasso, dove parcheggiamo, e, attraversato l’abitato, subito dopo la fontana imbocchiamo la comoda mulattiera che porta all’Eremo, seguendo il segnavia bianco-rosso con il numero 31.
Superato il torrente, la strada si stringe ed inizia a salire e a farsi via via più ripida, fino ad attraversare la Valle di San Martino; a seguire, lungo la costa rocciosa godiamo di un panorama spettacolare sul lago sottostante.
Al bivio che prosegue per Cima Comer, teniamo la destra e scendiamo in una valle stretta e boscosa, fino a giungere alla porta che dà accesso all’Eremo: una porta vera e propria, in legno, in mezzo al bosco; altri gradoni da percorrere con attenzione (sconsigliati con terreno bagnato) e finalmente arriviamo al terrazzo erboso che accoglie l’Eremo, a quasi 800 mt di altitudine. Bianco, silenzioso, con gli alti cipressi a fare girotondo.
La vista da quassù è meravigliosa. La pace di questo luogo non ha parole per essere descritta. I miei ricordi giovanili si fanno strada e mi emozionano: ci sono stata con papà la volta precedente, tanti anni fa, e già arrancava a fatica. Ma arrivare lassù…che bella conquista per entrambi! Una punta di tristezza per percorsi che, di fatto, l’età e gli acciacchi hanno reso irripetibili. Li porto nel cuore, e forse ho voluto ripercorrere questo tratto per ricordare. Camminiamo su strade già battute, portando con noi tutto il nostro bagaglio di vita e di affetti: lo zaino più pesante, e quello più prezioso.
Dopo la pausa pranzo e la visita dell’interno della chiesa, dove è custodito il profilo di Geremia Paladini di Cassone di Brenzone, che si ritirò qui in eremitaggio dal 1849 fino all’anno della sua morte (1865), ripercorrriamo a ritroso il percorso e giungiamo a Sasso.


Come quando passi accanto ad una vecchia cornice e con una mano accarezzi leggera la polvere e sorridi pensando a scene di vita ormai lontane…così per me, salire all’Eremo è stato come aprire una finestra. Mi sono vista lassù, magretta e senza paura, accanto a papà. Una bella gita. Anche questa fatta con il cuore.
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