Una mattina di inizio primavera, ancora con quell’aria fresca che ti rende dubbiosa sugli indumenti da indossare, decido di aggregarmi all’uscita organizzata dal gruppo “Brescia in cammino”, gruppo di cui non conosco nulla, ma incappo nel programma e mi piace: una scelta istintiva, che si rivelerà davvero ottima.
Il punto di ritrovo è presso il Santuario della Madonna di Valverde, a Rezzato (Brescia), luogo di silenzio soprattutto a quest’ora del mattino.
Si narra che, non lontano da questo luogo, durante la primavera del 1399, ad un contadino che stava lavorando i campi, apparve la Madonna e lo stesso si verificò agli occhi di due bambini intenti a raccogliete castagne sul colle di San Pietro il 1°ottobre del 1711. In seguito a questa duplice apparizione, qui si venera da allora la Madonna e si rievoca il mistero dell’apparizione con una processione l’ultima domenica di luglio.

Ne apprezzo la quiete e il momento di raccoglimento, prima dell’arrivo dei primi partecipanti.

Presentazioni e strette di mano, di quelle che veicolano messaggi di accoglienza vera, e si parte. Percorriamo un facile sentiero che con dolce pendenza ci porta sulla sommità della collina che sovrasta Rezzato, dove veniamo accolti nel Convento dei frati francescani minori di San Pietro Apostolo, che abbiamo la fortuna di poter visitare anche all’interno: il chiostro, con al centro il pozzo, il refettorio, la piccola cappella.
Il Convento sorse nel 13° secolo e fu abitato dapprima dai benedettini e, a partire dall’Ottocento, dai frati francescani minori che qui portano avanti la loro opera. Possiede una ricca biblioteca (che non ci è dato visitare), che custodisce codici miniati, incunaboli e libri di grande rarità.


A fianco del Convento sorge il Parco di Bacco, che raggiungiamo in pochi minuti di cammino.

Il Parco di Bacco deve il suo nome ad un piccolo tempio, dedicato appunto al dio Bacco, e che qui apre un panorama bellissimo sul sottostante complesso architettonico settecentesco di Villa Fenaroli.


Riprendiamo i sentieri 930 e 931 verso la Valle di Virle, che ci porteranno in cima fino al Sércol.
Il Sércol, conosciuto anche con il nome di “Stonehenge bresciana”, significa “cerchio” ed è una spianata in mezzo a cespugli ed alberi con al centro una struttura di massi disposti appunto a cerchio. La leggenda narra che questa fosse la base di un monastero, abbandonato poi dai frati a causa della presenza di un gallo un po’ troppo rumoroso.
Adiacente al Sércol si può notare una pietra che sembra avere impressa l’impronta di una zampa di gallina.
Alcuni archeologi ritengono invece si tratti della figura di un uomo in ginocchio e a braccia aperte; indicherebbe il punto dove ci si poteva collocare, di fronte ad una stele, e, osservando l’ombra che si formava, era possibile valutare il mutare delle stagioni e di conseguenza organizzare il lavoro agricolo.
Ma tant’è…sono per lo più leggende e crescono come la vegetazione che ci circonda.
Proseguiamo la nostra interessante escursione per raggiungere la Cascina Tonolini, dove i preziosi volontari di Brescia in Cammino ci accolgono con un pranzo di tutto rispetto: pane e salamina, formaggio, polenta abbrustolita, buon vino e ottima compagnia.
Dopo una pausa ristoratrice, pian piano si scende a Sót Nigoi (“sotto nuvole”, in dialetto bresciano). Una pausa per rimirare la pietra del Mostasú e poi via fino al punto di partenza.

Torno a casa con il sapore delle cose semplici e il piacere di aver camminato con un gruppo, Brescia in Cammino, in cui ho respirato “spirito pellegrino”.
Alla prossima!
Bellissima descrizione!
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