Tappa spettacolare quella che oggi mi porta da Ponte de Lima a Rubiães.
Si preannuncia già in tutto il suo naturale splendore, quando, svoltato l’angolo appena uscita dall’Albergue, mi proietta subito in uno scenario campestre, al limitar del bosco.
Sono le 6:15, c’è una luce speciale che illumina i passi.
Soltanto natura lungo quasi tutto il percorso, pochi tratti di asfalto.
Tale bellezza si paga ovviamente con minori servizi, ma con un paesaggio che è un incanto: campagna, vigneti, lunghi pergolati di viti, bosco, cascatelle, ruscelli. E ancora chiesette, cruzeiros, cappelle votive.
Tante pietre, lasciate da chi mi ha preceduta, e bigliettini di preghiere o semplici messaggi affidati “in memoria di”.
Mi soffermo a leggere, senza toccare nulla, per rispetto di chi fin qui ha portato le sue speranze e il suo dolore: so bene cosa significa, un peso che non sta nello zaino, ma in un altrove in fondo al cuore.
Pian piano si impara a posare qualche sassolino. La vita è maestra.
Attraverso per due volte il Rio Labruja, un affluente del Rio Lima e proseguo lungo l’acciottolato dell’antica via romana XIX.
La Cappella de Nossa Senhora das Neves é un piccolo luogo di preghiera, in un unico locale, pieno di tracce dei pellegrini che qui hanno posato lo zaino e alzato gli occhi.
Arrivata alla Fonte das Três Bicas, la strada inizia a salire in modo via via sempre più impegnativo, inoltrandosi nel bosco su su fino all’Alto da Portela Grande.
Il tratto più duro, il terreno sconnesso, ripido e roccioso, tolgono il fiato, ma lassù il panorama è meraviglioso e ripaga di ogni fatica.
Reincontro anche Ingrid e ci regaliamo una fotografia. Soddisfatte. Felici.
“O capitano, mio capitano!”
É tutto quel che mi vien da pensare, citando Whitman.
Dopo una sosta ristoratrice, proseguo per i successivi 5 km che mi portano all’ostello O Ninho, il nido del pellegrino: una casetta in pietra che sembra uscita da un racconto della nonna.
Trovo un messaggio sulla porta: “Alice, choose your bed”.
Marlene, l’hospitalera, arriverà più tardi; ha lasciato aperto per i pellegrini, che arrivano alla spicciolata.
Arriva l’ora della cena, la fame si fa sentire, e al restaurante Bom Retiro ritrovo Paolo, un pellegrino di Trieste conosciuto ieri, in compagnia di altri due amici.
Finalmente mangio bacalhau e trascorro una serata di chiacchiere in italiano: mi mancavano entrambe le cose.
E un buon bicchier di Porto.
Bella, bella giornata. Meravigliosa.
Arrivederci a domani, pellegrini!
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